Sihanoukville, la città-casinò della Cambogia, punta tutto su Pechino

Sihanoukville, la città-casinò della Cambogia, punta tutto su Pechino

Da tranquilli villaggi di pescatori a un caotico centro del gioco d’azzardo in piena espansione: Sihanoukville, nel sud della Cambogia, è diventata un simbolo della crescente influenza cinese nel sud-est asiatico. I massicci investimenti provenienti dalla Cina hanno trasformato questa località costiera in un cantiere perenne, con insegne in mandarino ovunque e grattacieli incompiuti che delineano l’orizzonte.

La Cina è oggi il principale investitore e partner commerciale della Cambogia, in particolare nella strategica area del Golfo di Thailandia. Questo rientra nell’ambiziosa iniziativa Belt and Road, fortemente voluta dal presidente Xi Jinping, atteso in visita ufficiale nel paese proprio in questi giorni.

Se da un lato le autorità cambogiane accolgono con favore i fondi cinesi, dall’altro crescono i timori che questo afflusso di denaro porti a debiti insostenibili e a una dipendenza economica e politica eccessiva da Pechino.

“Ogni anno Sihanoukville cambia completamente volto”, afferma Xiaofan, un turista cinese venuto a trovare amici imprenditori. “Questa volta, sembra una città completamente cinese. Ci sono tantissimi connazionali”.

Poiché il gioco d’azzardo è vietato nella Cina continentale, Sihanoukville è diventata una delle mete privilegiate per i turisti cinesi in cerca di casinò e intrattenimento. Allo stesso tempo, Phnom Penh si conferma uno dei più fedeli alleati di Pechino in Asia. L’agenzia statale Xinhua ha descritto la visita di Xi come un segnale di “amicizia d’acciaio”.

Non lontano dalla città, è stata inaugurata questo mese una base navale ristrutturata con fondi cinesi. Sebbene le autorità locali assicurino che non sarà usata esclusivamente dalla Cina, due navi militari cinesi sono attraccate lì fin dallo scorso dicembre.

La Cambogia continua ad attirare investimenti da parte delle aziende statali cinesi e frena sistematicamente, all’interno dell’ASEAN, qualsiasi tentativo di criticare l’espansionismo marittimo della Cina nel Mar Cinese Meridionale.

Sihanoukville tra boom edilizio e debiti crescenti

Secondo l’amministrazione provinciale di Preah Sihanouk, il PIL pro capite della zona ha raggiunto i 4.000 dollari, il doppio della media nazionale, grazie soprattutto a un polo manifatturiero gestito da imprese cinesi.

Per il vicegovernatore Long Dimanche, la Sihanoukville Special Economic Zone rappresenta l’essenza della cooperazione tra i due paesi. Non è preoccupato che la città si stia trasformando in una nuova Las Vegas asiatica. “Per me va bene così”, ha detto all’AFP. “Guardate Macao, guardate Las Vegas”.

Secondo lui, gli investimenti sono benvenuti da chiunque arrivi per primo. “La Cambogia è un piccolo paese, non abbiamo molte alternative”.

Intanto, gru delle aziende cinesi continuano a erigere Peninsula Bay, un nuovo complesso commerciale di lusso sul lungomare. Un rappresentante del progetto lo ha definito frutto di una collaborazione sino-cambogiana, con l’obiettivo di “rendere Sihanoukville grande di nuovo”.

Tuttavia, non tutti i progetti cinesi all’estero si sono rivelati vincenti. Alcuni sono stati definiti “cattedrali nel deserto”, altri hanno imposto gravi oneri economici ai paesi ospitanti.

Secondo Ou Virak, presidente del think tank Future Forum, il porto si sta trasformando in una “città fantasma”, con edifici vuoti ovunque. “È il riflesso di una crisi immobiliare più ampia in Cina che stanno esportando da noi”, afferma.

Oltre un terzo dei 11 miliardi di dollari di debito estero della Cambogia è nei confronti di Pechino, secondo il Fondo Monetario Internazionale.

La nuova autostrada da 2 miliardi di dollari che collega Sihanoukville a Phnom Penh, inaugurata nel 2022 con fondi cinesi, resta quasi deserta a causa del pedaggio minimo di 15 dollari.

Anche l’aeroporto finanziato dalla Cina a Siem Reap, vicino al sito UNESCO di Angkor Wat, è stato progettato per ospitare sette milioni di turisti l’anno, ben oltre il numero di visitatori annuali dell’intero paese.

Un canale di 180 chilometri per collegare il Mekong al Golfo di Thailandia attende ancora i finanziamenti da parte di una società cinese, nonostante la cerimonia di inizio lavori risalga a quasi un anno fa.

“Alcuni progetti sono stati troppo ambiziosi, troppo rapidi, e la domanda reale non li giustifica”, afferma Ou Virak, definendoli “asset bloccati”. Tuttavia, conclude, “dal punto di vista economico, non si può ignorare la Cina”.

Tra opportunità e rischi geopolitici

Secondo Washington, la base navale di Ream – costruita originariamente con fondi americani e oggi rinnovata dai cinesi – potrebbe offrire a Pechino un accesso strategico al Mar Cinese Meridionale, quasi interamente rivendicato da quest’ultima.

Gli investimenti strategici cinesi, osserva Sophal Ear, professore alla Arizona State University, indicano un chiaro interesse a lungo termine di Pechino per consolidare la sua influenza nella regione.

Tuttavia, sottolinea, l’economia cambogiana è ormai “fortemente dipendente” dal capitale cinese. E con questa dipendenza emergono inevitabilmente interrogativi sulla sostenibilità del debito, l’autonomia nazionale e l’eccessiva esposizione economica verso un solo attore globale.